Il piano di azione dell’Unione europea sulla proprietà intellettuale
27 novembre 2020 di Mauro Varotto
Come aveva annunciato nella recente Strategia industriale per l’Europa, che ho descritto in un precedente articolo, la Commissione europea ha presentato il nuovo piano d’azione sulla proprietà intellettuale, finalizzato, da un lato, a difendere la sovranità tecnologica europea; dall’altro lato, ad aiutare le imprese, soprattutto le piccole e medie imprese (PMI), a sfruttare al meglio le invenzioni e le creazioni da esse prodotte, in modo da garantire che possano apportare benefici all’economia e alla società.
I diritti di proprietà intellettuale hanno lo scopo di consentire all’inventore o al creatore di trarre un legittimo profitto dalla sua invenzione o dalla sua creazione. Questo permette la massima diffusione delle opere, delle idee e delle nuove conoscenze.
Al contrario, in assenza di misure efficaci che assicurino il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, l’innovazione e la creazione sono scoraggiate e gli investimenti si contraggono.
La proprietà intellettuale, quindi, è un fattore essenziale per la crescita economica, poiché aiuta le imprese a valorizzare i loro beni immateriali, quali ricerca e sviluppo, invenzioni, creazioni artistiche e culturali, marchi, software, know-how, processi e dati aziendali, i quali costituiscono il fondamento dell’odierna economia della conoscenza.
Per questo motivo, a livello internazionale, tutti gli Stati membri, e la stessa Unione europea, aderiscono all’accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (“l’accordo sugli ADPIC”), concluso nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), come parte dei negoziati multilaterali dell’Uruguay Round.
A livello europeo, poi, la Direttiva 2004/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004 detta la disciplina sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.
Infine, per completare il quadro, poiché ancora oggi in alcuni settori industriali i creatori e gli innovatori non possono beneficiare di diritti esclusivi, l’innovazione è tradizionalmente affidata ai segreti commerciali: per tutelarli, l’Unione europea ha di recente adottato la direttiva (UE) 2016/943 sulla protezione del know how riservato e delle informazioni commerciali riservate, cui ho dedicato uno specifico articolo al quale rinvio.
Le industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale in Europa e in Italia
L’adozione di uno specifico piano di azione europeo nasce dal ruolo che la proprietà intellettuale svolge per la crescita dell’economia europea.
Le sole industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale (DPI) – definite come industrie che, rispetto ad altre realtà economiche che utilizzano i DPI, hanno una titolarità di tali diritti superiore alla media per dipendente – rappresentano il 45% del PIL e il 93% di tutte le esportazioni dell’Unione europea, mentre il valore aggiunto della proprietà industriale sta crescendo nella maggior parte degli ecosistemi industriali europei.
Un recente studio dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) e l’Ufficio europeo dei brevetti (UEB) ha quantificato il contributo economico delle industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale (DPI) all’economia dell’Unione.
Vi sono attualmente 353 industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale nell’economia dell’Unione europea. Circa due terzi di queste industrie sono ad alta intensità in relazione a più di un diritto di proprietà intellettuale.
Le industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale hanno generato il 29,2 % di tutti i posti di lavoro nell’Unione durante il periodo 2014-2016.
In media, in tale periodo, esse hanno impiegato nell’Unione stessa quasi 63 milioni di persone. Inoltre, ulteriori 21 milioni di posti di lavoro sono stati creati dalle realtà economiche che forniscono prodotti e servizi alle industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale.
Prendendo in considerazione i posti di lavoro indiretti, il numero totale dei posti di lavoro che dipendono dai diritti di proprietà intellettuale sale a 83,8 milioni (38,9%).
Nello stesso periodo, le industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale hanno generato quasi il 45% dell’attività economica totale (PIL) dell’Unione, per un valore di 6.600 miliardi di euro. Inoltre, esse hanno rappresentato la quota maggiore del commercio tra l’Unione europea e il resto del mondo e generato un avanzo commerciale, contribuendo così a mantenere in linea di massima il commercio estero dell’Unione in equilibrio.
Le industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale corrispondono salari notevolmente più elevati, con un premio salariale superiore del 47% rispetto alle altre industrie. Tale dato è coerente con il fatto che il valore aggiunto per lavoratore è più elevato nelle industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale rispetto che in altri settori dell’economia.
Le due tabelle seguenti – estratte dal medesimo studio citato – rappresentano il peso della proprietà intellettuale in Italia.
Il piano di azione della Commissione europea
Il piano d’azione presentato dalla Commissione europea definisce, in particolare, alcune misure fondamentali per migliorare la protezione della proprietà intellettuale; incentivare la sua diffusione nelle PMI; agevolare la condivisione della proprietà intellettuale ai fini di una maggiore diffusione della tecnologia nel settore; lottare contro la contraffazione; migliorare l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale; infine, promuovere condizioni di parità a livello mondiale.
In particolare, il piano d’azione prevede misure in cinque settori chiave:
- migliorare la protezione della proprietà intellettuale, aggiornando una serie di strumenti di proprietà intellettuale esistenti (ad esempio, indicazioni geografiche agricole – IG) e rendendoli adatti all’era digitale;
- promuovere la diffusione della proprietà intellettuale nelle piccole e medie imprese (PMI), poiché, oggi, solo il 9% delle PMI europee presenta domande di protezione di tali diritti. Per aiutare le piccole imprese a trarre vantaggio dai loro beni immateriali, la Commissione propone misure volte a migliorare l’informazione e la consulenza e un nuovo regime di assistenza finanziaria da 20 milioni di euro, finanziato per il primo anno da fondi dell’EUIPO;
- facilitare la condivisione della proprietà intellettuale. Il piano d’azione mira a proteggere i beni immateriali, ma anche a migliorare l’accesso ai beni immateriali critici dai quali dipendono la nostra economia e la nostra società;
- combattere la contraffazione e migliorare l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, poiché le importazioni di merci contraffatte e usurpative rappresentano il 6,8% del PIL dell’Unione, come ho avuto modo di segnalare in un precedente articolo. In proposito, la Commissione migliorerà l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale rendendola più efficace ed equilibrata, anche nell’ambito dei mercati on line;
- infine, promuovere condizioni di parità a livello mondiale: poiché, come si è scritto sopra, i settori industriali ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale rappresentano il 93% delle esportazioni di merci dell’Unione, per far fronte alle grandi sfide che le imprese europee devono affrontare quando operano in paesi terzi, la Commissione, da un lato, intende rafforzare la posizione dell’Unione europea quale modello globale per la definizione di norme nel settore; dall’altro, renderà inoltre più energica la risposta dell’Unione alle pratiche sleali.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Sfruttare al meglio il potenziale innovativo dell’UE — Piano d’azione sulla proprietà intellettuale per sostenere la ripresa e la resilienza dell’UE, doc. COM(2020) 760 del 25.11.2020