Il piano d’azione dell’UE per lo sviluppo della produzione biologica
14 Maggio 2021 di Mauro Varotto
In base ai dati del recente rapporto The World of Organic Agriculture 2021, elaborato congiuntamente da Research Institute of Organic Agriculture (FiBL) e IFOAM – Organics International, in media ogni abitante dell’Unione europea spende 84 euro l’anno in prodotti biologici dell’agricoltura, dell’acquacoltura e dell’apicoltura. Tuttavia, il consumo annuo pro-capite di tali prodotti differisce notevolmente tra gli Stati membri. Gli ultimi dati disponibili del 2019, infatti, indicano che, a fronte di un consumo annuo pro-capite di 344 euro in Danimarca, a Cipro tale consumo è di 1 euro pro-capite; 4 euro in Bulgaria e 5 euro in Grecia; in Italia, invece, è di 59 euro.
Sempre sul fronte della domanda, il primo mercato mondiale dei prodotti biologici risulta essere quello degli Stati Uniti (44,7 miliardi di euro); il secondo, l’Unione europea (41,4 miliardi di euro), seguito dalla Cina (8,5 miliardi di euro).
In termini assoluti, i Paesi dell’Unione europea con i maggiori mercati per il cibo biologico sono Germania (12 miliardi di euro), Francia (11,3 miliardi di euro) e Italia (3,6 miliardi di euro).
Sul fonte dell’offerta, invece, nell’Unione europea la superficie destinata all’agricoltura biologica è aumentata di quasi il 66% negli ultimi 10 anni, passando dagli 8,3 milioni di ettari del 2009 ai 13,8 milioni di ettari del 2019. Essa rappresenta attualmente l’8,5% della superficie agricola utilizzata (SAU) totale dell’Unione europea. Quest’aumento della superficie si è tradotto anche in un sostanziale aumento delle vendite al dettaglio, che hanno raddoppiato il loro valore negli ultimi 10 anni, passando da circa 18 miliardi di euro nel 2010 a più di 41 miliardi di euro nel 2019.
Anche in Italia si registra un costante aumento del numero di aziende agricole con coltivazioni biologiche. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato nell’agosto 2020 dal Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica (SINAB), intitolato: “Bio in cifre 2020”, “L’agricoltura biologica in Italia, al 31 dicembre 2019, si caratterizza per una superficie coltivata di quasi 2 milioni di ettari e per un numero di operatori che supera le 80 mila unità. Dal 2010 l’incremento registrato è di oltre 879 mila ettari e 29 mila aziende agricole”. Il rapporto rileva anche che nel 2019 in Italia è continuato anche lo sviluppo del settore dell’acquacoltura biologica: gli operatori coinvolti hanno raggiunto le 59 unità, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente.
Il seguente grafico illustra l’andamento di superfici e agricoltori biologici nell’ultimo decennio in Italia.
Il citato rapporto The World of Organic Agriculture 2021 evidenzia che l’Italia si colloca al terzo posto in Europa per superficie dedicata all’agricoltura biologica, dopo la Spagna (2,4 milioni di ettari) e la Francia (2,2 milioni di ettari).
La concentrazione delle superfici biologiche in Italia si concentra soprattutto nel Mezzogiorno, come evidenzia il seguente grafico.
Le proiezioni attuali prevedono una notevole crescita del settore biologico in Europa nel decennio in corso. In assenza di interventi di sostegno per modificare la situazione attuale, la quota di agricoltura biologica occuperebbe, secondo alcune fonti (in particolare, Eurostat e IHS Markit), tra il 15% e il 18% dei terreni agricoli entro il 2030, raddoppiando così il dato attuale.
Pionieri dell’agricoltura e dell’acquacoltura sostenibile del futuro
Nel quadro della attuazione della strategia di crescita del Green Deal europeo, a questo segmento della produzione agricola e dell’acquacoltura, guarda l’Unione europea per favorire la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile, in particolare promuovendo gli sforzi degli agricoltori volti ad affrontare i cambiamenti climatici, proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità.
Osserva la Commissione europea che, anche se la produzione biologica riguarda, in genere, filiere più corte e offre maggiori opportunità ai piccoli produttori, tuttavia, “Gli agricoltori dediti alla produzione biologica sono i pionieri dell’agricoltura sostenibile del futuro, aprono nuove vie verso l’ecologizzazione dell’agricoltura e utilizzano innovative tecniche di produzione rispettose dell’ambiente e che promuovono la circolarità e il benessere degli animali”.
Poiché la produzione biologica ha effetti positivi sulla biodiversità, crea posti di lavoro e attrae giovani, e anche i consumatori ne riconoscono il valore, come dimostra la costante crescita del mercato degli alimenti biologici, l’Unione europea intende promuovere ulteriormente tale modalità di produzione agricola e acquicola.
La strategia “Dal produttore al consumatore – per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente” e la strategia sulla biodiversità, entrambe del 20 maggio 2020, fissano obiettivi ambiziosi, come ho avuto modo di scrivere negli articoli ad esse dedicati: destinare almeno il 25% della superficie agricola dell’Unione europea alla agricoltura biologica entro il 2030 e un aumento significativo dell’acquacoltura biologica.
Che cosa sia produzione biologica, nell’Unione europea, è oggi stabilito dal nuovo regolamento (UE) 2018/848 del 30 maggio 2018, in vigore dal 1o gennaio 2021 e relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici dell’agricoltura, dell’acquacoltura e dell’apicoltura: il regolamento punta a modernizzare il settore e ad armonizzare le norme, garantendo un quadro normativo stabile nel tempo per gli operatori. Esso stabilisce che è prodotto biologico un prodotto ottenuto con l’impiego di metodi di produzione conformi al citato regolamento in tutte le fasi di produzione, preparazione e distribuzione (ma non si considerano prodotti biologici i prodotti della caccia o della pesca di animali selvatici).
Il nuovo logo di produzione biologica dell’Unione europea che potrà essere utilizzato nell’etichettatura, nella presentazione e nella pubblicità di prodotti conformi al regolamento (UE) 2018/848 è il seguente.

A tale produzione l’Unione europea dedica un nuovo piano d’azione per il periodo 2021-2027 accompagnerà l’attuazione della futura politica agricola comune (PAC) e della politica comune della pesca (PCP) e guiderà i diversi meccanismi di sostegno finanziario che saranno finanziati dai piani strategici della PAC 2023-2027 e dai piani strategici nazionali pluriennali per l’acquacoltura, sostenuti anche dal Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMPA), che gli Stati membri stanno predisponendo in questi mesi, come ho anticipato in questo blog.
Il senso di tale piano di azione è spiegato dalla stessa Commissione europea: “Il piano d’azione persegue un aumento significativo della quota di agricoltura biologica nell’Unione europea – incoraggiando gli agricoltori a passare a tale tipo di agricoltura – e ad ampliare l’accessibilità degli alimenti biologici per colmare il divario tra la curva di crescita in caso di status quo e lo ‘sforzo supplementare’ necessario per raggiungere l’obiettivo del 25% entro il 2030”.
Il piano d’azione è articolato intorno a tre assi, ciascuno dedicato a un segmento della struttura della filiera alimentare (produzione, trasformazione, dettaglianti e consumatori).
Asse 1- Stimolare la domanda
Innanzitutto, per favorire una positiva evoluzione del settore biologico e mantenere un mercato equilibrato e redditizio per gli operatori di tale ambito, è fondamentale stimolare la domanda complessiva di prodotti biologici: un crescente consumo di prodotti biologici è la prima condizione per incoraggiare gli agricoltori a riconvertirsi al biologico. L’asse 1 del piano di azione, quindi, prevede azioni per sostenere il logo biologico dell’Unione europea: ad esempio, concentrando sui prodotti biologici gran parte dei fondi per le campagne di informazione sulla PAC e la PCP; finanziando mense a base di prodotti biologici, soprattutto nelle scuole, o appalti pubblici verdi, nonché migliorando la tracciabilità e i controlli per prevenire le frodi alimentari.
Asse 2- Stimolare la riconversione
Sono inoltre necessari ulteriori incentivi alla produzione per raggiungere l’obiettivo del 25% della superficie agricola destinata alle pratiche biologiche e un aumento significativo dell’acquacoltura biologica entro il 2030. A tal fine l’asse 2 del piano di azione, a titolo esemplificativo, intende orientare gli incentivi della futura PAC – sia dei fondi di sviluppo rurale, sia di regimi ecologici mirati di sostegno diretto al reddito – ad un sostegno degli operatori biologici sempre più personalizzato; inoltre, intende promuovere la possibilità giuridica di costituire o aderire a specifiche organizzazioni di produttori biologici, anche attraverso la “certificazione di gruppo” che consente ai piccoli agricoltori di condividere i costi e gli oneri amministrativi della certificazione, in conformità al regolamento (UE) 2018/848 relativo alla produzione biologica; infine, mira a promuovere la trasformazione locale e su scala ridotta, in conformità con l’obiettivo sancito dal regolamento (UE) 2018/848 relativo alla produzione biologica che prevede il passaggio a filiere biologiche più corte. In questo contesto, la Commissione europea intende sostenere lo sviluppo di nuovi modelli d’impresa, a partire dai “biodistretti“, alla cui esperienza, peraltro nata in Italia (il primo biodistretto è stato creato in Campania), la FAO ha dedicato un apposito studio: i biodistretti, scrive la Commissione europea, si sono dimostrati efficaci nell’integrazione dell’agricoltura biologica e di altre attività locali al fine di accrescere l’attrattiva turistica.
Asse 3- Stimolare la sostenibilità
Infine, secondo il piano di azione, è necessario migliorare ulteriormente il contributo del settore biologico alla sostenibilità e alla soluzione dei problemi ambientali. L’asse 3 è dedicato a tale obiettivo, con il fine di ridurre sempre più l’impronta ambientale e climatica, intervenendo sulle informazioni contenute nell’etichetta biologica; accrescere la biodiversità ma, nel contempo, aumentare la resa delle colture biologiche, soprattutto attraverso stanziamento di appositi fondi per la ricerca nell’ambito del programma quadro Orizzonte Europa 2021-2027 e finanziando aziende agricole dimostrative nell’ambito del sistema di conoscenza e innovazione in campo agricolo (AKIS), tramite i progetti del PEI-AGRI. A quest’ultimo proposito, la Commissione europea intende aumentare la percentuale di ricerca e innovazione e destinare almeno il 30% del bilancio per le azioni di ricerca e innovazione nel settore dell’agricoltura, della silvicoltura e delle zone rurali a tematiche specifiche o rilevanti per il settore biologico. In particolare, saranno finanziate ricerche che riguarderanno, tra l’altro, le modalità per modificare i comportamenti degli agricoltori e dei consumatori, l’aumento della resa delle colture, la biodiversità genetica e le alternative ai prodotti controversi.
L’allegato al Piano di azione riporta la lista delle 54 azioni previste dal Piano 2021-2027, i soggetti incaricati della attuazione di ciascuna di esse e i tempi di realizzazione.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Un piano di azione per lo sviluppo della produzione biologica, doc. COM(2021) 141 def/2 del 19 aprile 2021
Regolamento (UE) 2018/848 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, in GU UE L 150 del 14.6.2018
Fonti dei dati statistici e degli studi citati nell’articolo:
Research Institute of Organic Agriculture (FiBL) and IFOAM – Organics International, The World of Organic Agriculture 2021, 17 febbraio 2021
SINAB, Bio in cifre 2020, agosto 2020
EUMOFA, EU Organic Aquaculture, 2017
FAO, The experience of Bio-districts in Italy, 2017