Stesse risorse, nuove priorità per la programmazione UE 2021-2027
4 Maggio 2018 di Mauro Varotto
Il 2 maggio scorso la Commissione europea ha presentato la proposta relativa a un nuovo quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea, per un periodo di sette anni, dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2027.
Con questa iniziativa prende avvio ufficialmente, come previsto dal Trattato sull’Unione europea, il processo di definizione di un nuovo ciclo di programmazione di tutte le politiche e le attività dell’Unione: infatti, oltre a proporre un nuovo pacchetto finanziario relativo alle entrate e alle spese, la Commissione ha anche già stabilito un calendario molto ravvicinato per la presentazione, in tre ondate successive (29 maggio, 6 giugno e 12 giugno 2018), di altrettanti pacchetti legislativi di riforma di tutti gli attuali programmi di spesa, che, come è noto, cesseranno alla fine del 2020.
Su tali proposte dovranno pronunciarsi i due rami del potere legislativo europeo nel corso di un dibattito che durerà almeno un anno: da un lato, il Consiglio dell’Unione europea, che rappresenta i ventisette Stati membri (la nuova programmazione partirà senza il Regno Unito), cui spetta, peraltro, il compito di approvare in ultima istanza, all’unanimità, il quadro finanziario pluriennale 2021-2027; dall’altro lato, il Parlamento europeo, che rappresenta i cittadini dell’Unione e ha il compito di approvare preventivamente, a maggioranza, il medesimo quadro finanziario, nonché il ruolo di colegislatore nell’adozione dei diversi programmi pluriennali di spesa.
In questo articolo fornirò una chiave di lettura generale delle nuove proposte della Commissione europea per il nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027, le quali consistono in ben quindici diversi documenti, che saranno oggetto di successive analisi e approfondimenti nel blog.
Nelle prossime settimane e mesi, infatti, fornirò informazioni e approfondimenti sugli sviluppi del nuovo ciclo di programmazione europea.
Stesse risorse, nuove priorità
La Commissione propone un bilancio a lungo termine dell’Unione europea, per il periodo 2021-2027, con un ordine di grandezza analogo a quello dell’attuale bilancio 2014-2020: considerando l’inflazione e l’inclusione del Fondo europeo di sviluppo, si tratta di impegni di spesa per circa 1.280 miliardi di euro in sette anni, pari al 1,11% del reddito nazionale lordo dei ventisette Paesi dell’Unione europea (il livello degli impegni per l’attuale periodo 2014-2020 è pari al 1,03% del RLN).
Le novità, quindi, non consistono nei livelli delle spese o delle entrate, che la Commissione propone rimangano globalmente invariati.
Ciò che cambia sono le priorità politiche dell’Unione europea dopo il 2020, priorità, peraltro, già concordate tra tutti gli Stati membri dell’Unione in due importanti occasioni: durante il meeting dei Capi di Stato e di Governo tenutosi a Bratislava il 16 settembre 2016, all’indomani dell’esito del referendum del Regno Unito, e durante il meeting di Roma, in occasione della celebrazione, avvenuta il 25 marzo 2017, dei 60 anni dei Trattati di Roma.
Secondo la Commissione europea, le nuove priorità si chiamano ricerca, innovazione, giovani ed economia digitale; ma interessano anche le nuove sfide con cui l’Unione europea si confronta: immigrazione, sicurezza, esigenze di difesa militare.
La Commissione, quindi, propone che le risorse future si concentrino su tali priorità prevedendo, ad esempio:
- un aumento del 50% degli investimenti in ricerca e innovazione, con 100 miliardi di euro riservati ai programmi faro “Orizzonte Europa” e “Euratom”;
- un importo più che raddoppiato destinato ai programmi per i giovani (come Erasmus+, con 30 miliardi di euro, e il corpo europeo di solidarietà, con 1,3 miliardi di euro), compresi 700 milioni di euro per finanziare i biglietti Interrail per i giovani;
- un incremento di 9 volte degli investimenti nella trasformazione digitale e nelle reti, fino a 12 miliardi di euro;
- un aumento di quasi il triplo della spesa per la gestione delle frontiere esterne, della migrazione e dell’asilo, dai 13 miliardi di euro attuali ai futuri 33 miliardi, che potrebbero essere utilizzati anche per finanziare un corpo di 10.000 guardie di frontiera nel quadro dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera;
- un aumento del 40% degli investimenti in sicurezza fino ad arrivare a 4,8 miliardi di euro;
- l’istituzione di un Fondo per la difesa con una dotazione di 13 miliardi di euro, per integrare e catalizzare la spesa nazionale nella ricerca e nello sviluppo delle capacità militari europee. Altri 6,5 miliardi di euro potrebbero essere stanziati per agevolare la mobilità militare in tutta l’Unione tramite il meccanismo per collegare l’Europa;
- anche la presenza dell’Unione sul piano internazionale potrebbe essere decisamente rafforzata con un incremento del 26% dei finanziamenti per le azioni esterne, che raggiungerebbero i 120 miliardi di euro, con particolare attenzione ai paesi del vicinato, e l’accantonamento di una specifica riserva (non pre-assegnata) per affrontare le sfide emergenti, in particolare in materia di stabilità e migrazione. In questo contesto, l’Alto rappresentante per la politica estera propone, inoltre, l’istituzione di uno strumento europeo per la pace, al di fuori del bilancio unionale, con una dotazione di 10,5 miliardi di euro, per rafforzare le possibili azioni congiunte in paesi non appartenenti all’Unione.
Nell’immagine seguente, è rappresentata la sintesi delle proposte presentate dalla Commissione europea.
Le sorti delle tradizionali politiche: agricoltura e coesione
Nell’ambito delle nuove priorità politiche dell’Unione europea, quale ruolo avranno le tradizionali politiche europee di sostegno al reddito degli agricoltori e alle regioni meno sviluppate?
Entrambe le politiche manterranno la loro importanza e, dunque, conserveranno una posizione prevalente, in termini di fondi nel bilancio a lungo termine complessivo.
Secondo la proposta della Commissione, la politica agricola comune inciderebbe sul futuro bilancio dell’Unione per il 22% (oggi pesa per il 28%), con un decremento dei relativi stanziamenti, in termini reali e a prezzi correnti, dai 308 miliardi di euro stanziati per il periodo 2014-2020 ai 286 miliardi di euro proposti per il periodo 2021-2027.
La politica di coesione economica, sociale e territoriale, invece, inciderebbe sul futuro bilancio dell’Unione per il 29% (oggi pesa per il 34%), ma, in termini reali, gli stanziamenti resterebbero pressoché invariati (sempre a prezzi correnti, che considerano l’inflazione, passeranno dagli attuali 371 miliardi di euro ai futuri 373 miliardi di euro, con un lieve incremento).
Tuttavia, tali politiche, pur continuando a perseguire gli obiettivi fondamentali ad esse assegnate dai Trattati dell’Unione, saranno ammodernate per renderle più efficienti e per concentrare il sostegno laddove è maggiormente necessario.
Per assicurare agli europei la produzione di prodotti alimentari sicuri, di elevata qualità e a prezzi accessibili e garantire un tessuto socioeconomico solido nelle zone rurali, l’Europa ha bisogno di un settore agricolo flessibile, sostenibile e competitivo: la Commissione propone, quindi, una nuova e più moderna politica agricola comune, finalizzata a garantire l’accesso a prodotti alimentari di elevata qualità, ma con un maggiore accento sull’ambiente e sul clima. Maggiore attenzione sarà riservata al sostegno delle piccole e medie aziende agricole
Nella stessa ottica, la Commissione propone di ammodernare e rafforzare la politica di coesione, integrando sempre di più i fondi strutturali e di investimento europei con gli altri programmi europei.
La politica di coesione svolgerà inoltre un ruolo ancor più importante in futuro, fornendo sostegno al processo di riforma economica in atto negli Stati membri: un nuovo programma di sostegno alle riforme, con una dotazione complessiva di bilancio di 25 miliardi di euro, fornirà sostegno finanziario e tecnico a tutti gli Stati membri per la realizzazione di riforme economiche e sociali prioritarie.
Circa la selezione delle aree da assistere, il prodotto interno lordo continuerà a costituire il principale criterio per l’assegnazione dei fondi, anche se saranno presi in considerazione altri fattori quali la disoccupazione (in particolare quella giovanile), i cambiamenti climatici e l’accoglienza e integrazione dei migranti.
Infine, una innovazione importante prevista dalle proposte della Commissione consiste nel rafforzamento del legame tra i finanziamenti Unione e lo Stato di diritto, il cui rispetto è presupposto essenziale di una sana gestione finanziaria e dell’efficacia dei finanziamenti europei: gli Stati che non rispettano lo Stato di diritto potranno essere penalizzati nell’accesso ai fondi dell’Unione europea.
Tempi di approvazione
Come si è anticipato all’inizio, sulla base delle proposte relative al quadro finanziario pluriennale 2014-2020, la Commissione europea presenterà, nelle prossime settimane, proposte dettagliate relative ai futuri programmi di spesa settoriali, i quali scenderanno dagli attuali 58 ai futuri 37.
Infine, resta da ribadire che la decisione ultima sul futuro bilancio a lungo termine dell’Unione europea spetterà al Consiglio, che delibererà all’unanimità, previa approvazione del Parlamento europeo: la Commissione auspica che l’attuale Parlamento europeo approvi il nuovo pacchetto finanziario e tutti i programmi di spesa relativi al periodo di programmazione 2021-2027 prima delle elezioni europee, fissate per il 23-26 maggio 2019.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Schede informative e testi normativi sono reperibili sulle pagine WEB della Commissione europea.